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Dirigere incontri di calcio non è una passione propriamente comune e non risulta facilmente spiegabile. Il vero motivo che forse spinge migliaia di giovani (e meno giovani) a calcare i terreni di gioco di tutta Italia per dirigere una gara potrebbe essere proprio quel “sapore di campo” che aspetti tutta la settimana, quella voglia inspiegabile di sentirsi parte di un mondo ricco di passioni, il vasto mondo del calcio.
E’ pur vero che in campo ci si ritrova da soli nel ricoprire un ruolo da tutti ritenuto necessario, ma che raramente incontra sincera approvazione e sostegno emotivo. La condizione dell’Arbitro è sostanzialmente quella di un giudice sottoposto di continuo ai giudizi perennemente critici delle moltitudini calcistiche di ogni età e ceto sociale, qualunque decisione assuma. Potremmo quasi definirlo nostalgicamente “eroico”, nel senso più antico e nobile di questo termine.

Ma allora perché si sceglie di diventare arbitri di calcio? Forse perché si tratta di una vera e propria scuola di vita, nella quale ogni gara ci appare come una eccitante sfida. Forse perché le difficoltà che si incontrano nel dirigere una gara ci aiutano a consolidare la sicurezza in noi stessi e la nostra autostima, aiutandoci ad affrontare positivamente aspetti importanti della vita di tutti i giorni. Assumere decisioni con la dovuta convinzione in una frazione di secondo e doverle in molti casi “difendere” di fronte a critiche spesso irridenti, volgari o, talvolta, violente, costituisce sicuramente un valido ausilio alla nostra crescita interiore e alla nostra capacità di saperci rendere maggiormente credibili e autorevoli. Forse perché ogni volta che scendiamo in campo affiniamo sempre più le nostre capacità di relazione, con l’evidente conseguenza di fare concreti progressi nel saperci rapportare alle persone che ci circondano. Rispetto per gli altri, urbanità nei modi e fermezza quando serve sono valori che dobbiamo coltivare continuamente per poter esercitare con equilibrio il nostro ruolo.
E non dimentichiamo l’aspetto associativo. L’arbitro è solo in campo, questo è vero, ma può contare in tutti gli altri momenti su tantissimi colleghi, amici, spinti dalla stessa passione e dagli stessi ideali, con cui condividere esperienze e opinioni , divertirsi e confrontarsi , crescere.

Non per niente un vecchio adagio recitava “Arbitri in campo, arbitri nella vita”.

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